Lo studio e l'aggiornamento costante sono i primi due passi per diventare dei professionisti in ambito medico. Per arrivare all'eccellenza occorre però un elemento che non si può trovare sui libri: la passione.
Solo integrando la ricerca scientifica con l'amore per la propria missione di chirurgo è possibile ottenere risultati sopra lo standard e migliorare davvero la qualità della vita del paziente.
Leggi il curriculum completoTrattamenti innovativi con PRP e staminali
L'artrosi di ginocchio, detta anche gonartrosi, è una patologia muscolo-scheletrica cronica dovuta alla degenerazione progressiva della cartilagine articolare delle articolazioni sinoviali che, col tempo, porta al loro cedimento strutturale e, in ultima istanza, funzionale. Si presenta tipicamente con dolore (che peggiora durante l'attività e migliora a riposo), gonfiore, rigidità, scrosci articolari, limitazioni funzionali, e, in stadi avanzati, deviazione assiale degli arti inferiori. È inizialmente trattata conservativamente – tramite la fisioterapia, i farmaci anti-infiammatori non-steroidei (FANS), la viscosupplementazione con acido ialuronico, e, più di recente, le infiltrazioni di PRP o di cellule staminali mesenchimali – e, eventualmente, chirurgicamente – tramite l'impianto di una protesi monocompartimentale o totale di ginocchio.
Negli ultimi anni, si sono sempre più approfonditi gli studi sui fattori di crescita (GFs, dall'inglese Growth Factors). Più nel dettaglio, si tratta di proteine secrete in risposta a specifici stimoli che hanno la capacità di promuovere e di guidare la proliferazione e la differenziazione cellulare. La scoperta della funzione di questi fattori ha stimolato un crescente interesse per un loro possibile utilizzo terapeutico in molteplici campi, tra cui l'ortopedia.
Il plasma ricco di piastrine (PRP, dall'inglese Platelet-Rich Plasma) è un prodotto di derivazione ematica ottenuto da sangue venoso autologo che è oramai in uso da diversi anni in innumerevoli branche della medicina. Il suo razionale d'uso risiede nel fatto che le piastrine, di cui è per l'appunto ricco, rilasciano numerose sostanze – tra cui i sopra-ci- tati fattori di crescita – che sono in grado di indurre la rigenerazione tissutale, di modulare il comportamento di altre cellule, di stimolare la neoformazione di vasi sanguigni, e, in ultima istanza, di sopprimere eventuali stati infiammatori.
Le piastrine, infatti, hanno un ruolo fondamentale nel promuovere indirettamente la guarigione tissutale tramite il rilascio di fattori di crescita, tra i quali il PDGF, il TGF-β, il VEGF, l'IGF-1, l'FGF, e l'EGF, contenuti nei loro alpha granuli. Oltre ai suddetti fattori di crescita, tali alpha granuli sono anche una fonte di citochine, di chemochine, e di tante altre proteine coinvolte nella regolazione della proliferazione e della maturazione cellulare, nella modulazione dell'infiammazione, e nel coordinamento dei processi rigenerativi al fine di mantenere l'omeostasi tissutale.
La procedura di preparazione del PRP prevede l'esecuzione di un prelievo di sangue venoso che è poi sottoposto a centrifugazione a velocità variabili per essere separato in tre strati: plasma povero di piastrine (PPP, dall'inglese Platelet-Poor Plasma), plasma ricco di piastrine (PRP), e globuli rossi. Normalmente si utilizzano due velocità di centrifugazione: la prima separa il PPP dal PRP e dai globuli rossi, mentre la seconda separa il PRP dai globuli rossi. L'intero processo dura 10-12 minuti e produce una concentrazione piastrinica fino a 3-5 volte maggiore rispetto a quella del plasma nativo.
Nella nostra pratica clinica, la terapia infiltrativa con PRP trova impiego, oltre che nella gonartrosi, anche nel trattamento delle tendinopatie (specialmente del tendine quadricipitale, del tendine rotuleo, dei tendini della zampa d'oca, e del tendine achilleo) e delle lesioni meniscali su base degenerativa. Solitamente si esegue un ciclo di tre infiltrazioni ad intervalli di 1-3 settimane, da ripetere eventualmente al bisogno.
Fasi di preparazione del PRP: prelievo di sangue venoso (1), centrifugazione (2), ed iniezione intra-articolare (3).
L'utilizzo delle cellule staminali mesenchimali (MSCs, dall'inglese Mesenchymal Stem Cells) autologhe derivate dal midollo osseo (tipicamente della cresta iliaca anteriore) o dal tessuto adiposo (tipicamente dell'addome) per favorire la guarigione tissutale è oggi ampiamente descritto in letteratura con risultati incoraggianti.
Sia il concentrato autologo di midollo osseo (BMAC, dall'inglese Bone Marrow Aspirate Concentrate) che la fra- zione vascolo-stromale (SVF, dall'inglese Stromal Vascular Fraction) isolata dal tessuto adiposo contengono un'alta concentrazione di cellule staminali mesenchimali, che, essendo pluripotenti, hanno la capacità di differenziarsi in svariate linee cellulari. Inoltre, esercitano un importante effetto anabolico sui tessuti tramite il rilascio di fattori di crescita e, al pari delle piastrine, sono caratterizzate da una forte azione immuno-modulatoria ed anti-infiammatoria.
Per quanto riguarda l'ortopedia, la maggior parte degli studi pubblicati in letteratura sull'utilizzo delle cellule staminali mesenchimali somministrate per via intra-articolare documentano una notevole diminuzione dell'infiammazione ed un'accelerata guarigione tissutale nel trattamento non solo della gonartrosi, ma anche delle lesioni cartilaginee. Inoltre, negli ultimi anni, si è ipotizzato che l'infiltrazione di tali prodotti per via intra-ossea potrebbe fornire ulteriore giovamento, specialmente ai pazienti con evidenza di edema osseo alla risonanza magnetica.
Purtroppo, ad oggi, non esiste ancora alcun lavoro di alta qualità metodologica che permetta di asserire con fondatezza statistica quali siano la fonte (midollo osseo o tessuto adiposo) e la via di somministrazione (intra-articolare o intra-ossea) ideali. A tal proposito, il nostro gruppo sta conducendo uno studio clinico randomizzato con l'obiettivo di confrontare l'efficacia terapeutica del concentrato autologo di midollo osseo e della frazione vascolo-stromale isolata dal tessuto adiposo somministrati solo per via intra-articolare o sia per via intra-articolare che per via intra-ossea nel trattamento della gonartrosi di grado lieve-moderato.